S'è fatta sera. F. dorme. La biblioteca nel pomeriggio presa d'assalto. Caldo, studenti vocianti, umori e sudori. Rimpiombo sul capitolo 5, in media res. Come tornare a correre, il fiato grosso, la sintassi che non gira, nemmeno le dita picchiano i tasti giusti. Tradurre narrativa è anche molto questione di ritmo e regolarità, un'attività sostanzialmente impiegatizia che necessita di costanza e pagine macinate sino a rompere il fiato. Il giorno di Natale in casa Clifford: chiacchiere in libertà, Connie che tenta di rilanciare sul piatto della fredda e scostante disumanità che la circonda. Ho visto alcune foto dei manoscritti originali di D.H.del volume su cui sto lavorando - pagine in calligrafia minuta e regolare, numerate in basso, il consueto svolazzo, ghirigori di vocali e me l'immagino che parte la mattina da villa Mirenda a Scandicci con Frieda che dorme ancora e lui che si incammina con questo librone sotto braccio e va a scrivere al riparo di una roccia, con qualsiasi tempo. Smunto, gli occhi due capocchie di spillo sul volto tirato.

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