Browning

Per oggi solo una breve lirica di Robert Browning (1812-1889). Trovo la traduzione in uno dei volumi verdi e rossi della Mursia curato da Angelo Righetti e pescato per pochi spiccioli in qualche remainder (sempre lode ai volumetti bruttini bruttini e con quell’odore di carta un po’ ammuffita). Del grande vittoriano so poco, ricordo un amico che me ne parlava quando andai a trovarlo a Asolo. Ma ci deve essere dell’altro oltre al dramatic monologue e alla love story con la Barrett.

Meeting at Night

I
The grey sea and the long black land;
And the yellow half-moon large and low;
And the startled little waves that leap
In fiery ringlets from their sleep,
As I gain the cove with pushing prow,
And quench its speed I’ the slushy sand.

II
The a mile of warm sea-scented beach;
Theree fields to cross till a farm appears;
A tap at the pane, the quick sharp scratch
And blue spurt of a lighted match,
And a voice less loud, thorough its joys and fears,
That the two hearts beating each to each!

(nella traduzione di Angelo Righetti)

Incontro notturno

I
Il mare grigio e la lunga riva nera;
e la mezzaluna gialla, grande e bassa;
e le ondine smosse che balzano
in circoli di fuoco destate dal sonno,
mentre approdo veloce alla cala,
e smorzo l’abbrivio nella sabbia melmosa.

II
Poi un miglio di tepida spiaggia profumata di mare,
tre campi ancora, appare una cascina;
un tocco ai vetri, il rapido secco strofinio,
il bagliore azzurro d’un fiammifero che s’accende,
una voce più sommessa, dalla gioia e la paura,
di due cuori che battono l’un per l’altro.

La traduzione combatte e lotta fino alla fine. Ne esce, come spesso accade per le buone traduzioni con un’onorevole sconfitta. In particolare funziona, per compattezza e ritmo la prima delle due strofe – interessante come tiene, ad esempio, l’allitterazione della s nell’ultimo verso attraverso smorzo-sabbia-melmosa. Poi nella seconda strofa si perde un po’ per strada – anche se a dire la verità è lo stesso Browning che s’allarga per primo. Ma nell’inglese, intorno alla metà della seconda strofa, accade un piccolo miracolo. Prima si sente in tap e pane, il suono leggerissimo di una mano che picchetta sul vetro, poi in sharp e scratch il rumore del fiammifero fatto strisciare contro una superficie ruvida, infine compare, in tutto quel buio, l’eruzione azzurrognola di una piccola fiamma. L’inglese spurt è prima di tutto getto, zampillo – e consente una lettura anche scopertamente erotica dell’incontro dei due amanti. Nelle note di Righetti interessante questo riferimento montaliano. “Il brillare del fiammifero come segnale della presenza dell’amata può forse avere suggerito un’immagine al Montale del Piccolo Testamento, nei vv. finali: ‘Giusto era il segno: chi l’ha ravvisato / non può fallire nel ritrovarti. / … il tenue bagliore strofinato / laggiù non era quello di un fiammifero.” Dove, implicitamente – perché a dirla con Berman oltre che l’analisi di un traduzione occorrerebbe fare anche quella del traduttore – ci viene chiarito perché qui Righetti predilige il termine bagliore a quello più letterale, come si è detto, di getto e zampillo.

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