la reticenza di Christopher Reid, un'intervista

D: La tua poesia è nata sotto la fortunata etichetta di "poesia marziana". Pensi che quella definizione abbia ancora un significato, se mai l'ha avuto?

Reid: Non ho mai conosciuto un marziano che abbia ammesso di esserlo. L'etichetta fu inventata da un poeta che seguiva strade completamente diverse, James Fenton, ed ha funzionato, ci è rimasta appiccicata addosso. Dopo un primo momento in cui ha fatto sì che ci fosse attenzione attorno alla nostra poesia, si è ben presto rivelata una bella scocciatura. Non c'è mai stato un manifesto "marziano". In realtà quello che io, Craig Raine e qualche altro poeta avevamo in comune, condividevamo in maniera del tutto informale, era il divertimento che provavamo nell'utilizzare in modo nuovo una serie di tecniche che a nostro avviso erano state accantonate per troppo tempo da altri poeti inglesi, i nostri padri, per così dire: in particolare modo mi riferisco alla metafora e alla similitudine. È vero che facendo questo abbiamo, come dire, dovuto passare sopra, tra gli altri, a poeti come Seamus Heaney e Ted Hughes, ma l'illusione di avere scoperto qualcosa di nuovo diede rinnovata energia alla nostra impresa. Ora penso che abbiamo imparato la lezione che volevamo insegnare agli altri e ci siamo messi ad applicarla sul serio, forse con meno chiacchiere al vento, ma in forme più ampie e diversificate nelle ultime cose che abbiamo scritto.

D: Quali sono i cambiamenti che hai notato in questi ultimi vent'anni della poesia inglese, in particolare dopo l'uscita di quella famosa antologia di Blake e Morrison per la Penguin che vi consacrò?

Reid: Che sono più vecchio.

D: Quali sono i poeti che ti hanno influenzato maggiormente e quali i poeti che ti piace continuare a leggere?

Reid: Wallace Stevens ed Elizabeth Bishop sono i due nomi che più hanno influenzato i miei primi due libri. Katarina Brac è nato leggendo le traduzioni di poeti come Holub, Zbigniew Herbert, Popa, Grass e altri ancora che venivano pubblicati nella collana della Penguin dedicata agli autori contemporanei. La cosa che più mi affascinava era il contrasto che si creava tra sensibilità straniere così diverse messe in rotta di collisione con la lingua inglese. Anche se devo dire che George Herbert e Marvell sono da sempre "spiriti guida".

D: In questi anni in cui hai lavorato come editor per la poesia alla Faber c'è stata certa poesia che hai preferito pubblicare piuttosto che altra. Quali sono i criteri in base ai quali hai deciso di pubblicare o non pubblicare una certa raccolta di versi?

Reid: Così, a naso: ho pubblicato quei poeti che stavano facendo cose che avrei voluto fare io.

D: Mi pare di notare un certo cambiamento fra la tua poesia di vent'anni fa e quello che scrivi oggi. Penso ad esempio alla differenza che corre tra due testi qui tradotti: A Whole School of Bourgeois Primitives che viene dalla tua prima raccolta e Cobweb dalla tua ultima. Sono passati un po' di anni e la tua attenzione sembra più vicina alle piccole crepe del quotidiano. Cosa ne pensi?

Reid: Può essere che tu abbia ragione, ma non riesco a ad assumere una posizione sufficientemente distaccata e dunque considerare le cose in maniera così chiara per potere notare grosse differenze.

Commenti

Post più popolari