Motion

Sono venuto a capo dell'ingente volume monografico dedicato da Andrew Motion a John Keats: è un mondo. Come già avevo scritto il libro non è minimamente catalogabile come semplice biografia. Ci sono tanti, tantissimi fili che si intrecciano sullo sfondo della vita del poeta inglese. L'incertezza legata alla disillusione post-rivoluzione francese (su cui avevano ripiegato due grandissimi come Wordsworth e Coleridge), il clima di restaurazione che aveva portato al massacro di Peterloo, le riviste Tory e Whig che si fronteggiavano dalle rispettive barricate politico-letterearie. La cerchia degli amici di Keats, il "set" tra Hunt, editore, poeta, riformista, Haydon e Severn, i due pittori, Brown, anche lui scrittore e poi Bailey, l'editore Taylor, lo stesso P.B. Shelley che fu l'unico tra i "grandi" a intuire il vero potenziale del giovane poeta. Keats, in quel percorso a ostacoli che fu la sua breve vita, viene raccontato senza volere fare nessuna agiografia. Dal suo "pessimo" rapporto con il mondo femminile - salvato dalla struggente ma lucidissima storia d'amore con Fanny Brawne - (frequentava regolarmente bordelli e probabilmente si beccò anche più di una malattia venerea) sino ai più piccoli screzi fatti di ripicche e musi lunghi con gli amici. Poi però ci sono le lettere, queste lunghe, bellissime lettere dove senti il fermento di una mente che lavora di bulino e di scalpello, che cesella pietra e la rende così leggera da permetterle di volare. Keats, poeta lirico, Keats innamorato della natura, pronto a scorgervi una ninfa o un fauno dietro ogni albero, pronto a tendere l'orecchio allo stormire di ogni minima fronda. Keats incerto nei suoi tentativi di poemi narrativi che naufragano in preda a eccessi di volute e presi in intrecci trine troppo sofisticate e ricercate. Così presente all'ideale romantico di una letteratura che salva il mondo e lo redime, che rende il mondo un luogo migliore senza però scavalcarlo o dimenticarlo, senza accantonarlo come puro residuo materiale, scarto di un'Anima superiore che tutto trascende e sublima. Keats teorico della vita e della sua sofferenza come di un passaggio ineludibile di formazione e costruzione di un Sé più profondo, Soul-maker, che letteralmente "fa l'anima" la costruisce utilizzando le traversie, i dolori, i lutti e le perdite in mattoni solidi.

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