Da "La vita dei dettagli"
Scrive Antonella Anedda nell'introduzione al suo ultimo libro "Il riconoscimento del dettaglio di un quadro è l'incubo di ogni studente di storia dell'arte. Lo sguardo si aguzza, la mente si allena, impara a tagliare questo o quel particolare. Da quel piede o da quello sfondo si può risalire all'autore o almeno alla sua cerchia, ai luoghi in cui ha lavorato, ai pittori che ha incontrato. La mia tesi su Palma il giovane nella chiesa di Santa Lucia a Venezia è stata un tipica tesi di iconologia: la tiara di San Tommaso aveva una precisa funzione anti-luterana, il dettaglio del cingolo di castità rimandava al testo di Aretino, i panneggi derivavano da Otto Van Venius, un pittore e incisore di Anversa. Tutto contribuiva al racconto di una precisa committenza e di un clima politico-religioso: i dettagli tessevano una storia.
In questo libro succede il contrario. Lo sguardo non riunisce ma scompone, libera i dettagli dal quadro, lascia che diventino un altro quadro. La storia non viene raccontata, ma solo resa possibile."
In questo libro succede il contrario. Lo sguardo non riunisce ma scompone, libera i dettagli dal quadro, lascia che diventino un altro quadro. La storia non viene raccontata, ma solo resa possibile."
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