Ash-grey

Dall'inizio del Capitolo Sesto de The Second Lady Chatterley's lover:

Il Natale era passato e gli ospiti se n’erano andati. Constance si ritrovò una volta ancora da sola con Clifford. Lui, ora che lo stimolo di avere estranei per casa era passato, appariva scontroso e esausto. Il dolore era tanto e passava gran parte del tempo a letto. Constance, per parte sua, sentiva di non potere fare molto per lui. Clifford restava per ore assorto in un livido silenzio intriso di spento risentimento. Dell’esistenza di lei pareva quasi non accorgersi e questo sembrava come escluderla dal livello più elementare del suo essere nel mondo.
Se solo avesse potuto farlo sentire meglio, qualcosa le sarebbe importato. Se solo avesse potuto coltivare una speranza. Tuttavia c’era rimasto pochissimo, quasi nulla in cui sperare. E poi non possedevano nessuna fede. Le capitava, talvolta, di desiderare in tutta sincerità di potere essere buoni cristiani. Non era possibile nemmeno quello e dunque, desiderare non le era di alcun aiuto.
Le cose stavano così: non erano nulla e non avevano nulla da cui trarre qualche risorsa se non la propria stoica volontà. La volontà, almeno quella, non mancava, era l’energia vitale che la manteneva in vita a essere crollata. In particolar modo sembrava essere crollata dentro Clifford: passava quasi tutto il tempo a letto, non era altro che cenere. Tuttavia sembrava essere crollata anche dentro Constance e questo l’atterriva. Intravedeva il giorno in cui anche lei sarebbe rimasta a letto incapace di pensare o desiderare alcunché, cosa che la terrorizzava.
Arrancava di giorno in giorno ma le sembrava di sfiancarsi come dentro a un vuoto assoluto. Non c’era vita che potesse penetrarlo e quella che da lei stillava si esauriva all’istante. Tutto questo le provocava una sensazione di puro terrore.

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