Poi

Poi quando ci sarà tempo, se ci sarà tempo, se ne avrò voglia, scriverò di ieri. Ieri, le ultime cinquanta pagine del libro di Ellroy dolorose come una sassata in faccia: incubi e demoni. Incubi e demoni. Ieri. Mostri inattesi e dimenticati che ti sorridono carie e denti gialli appollaiati sugli spioventi delle case. Ti guardano e vogliono dire: noi siamo qui e ti aspettiamo. Non ti dimenticare di noi. Non mi sono dimenticato, non mi sono dimenticato: la puzza, il marcio mosso dalle loro ali. Non vi preoccupate lassù, non mi sono dimenticato. I denti gialli, le carie, il marcio. Ora me ne faccio un vanto. Lo porto appuntato sul petto. Ieri, Dylan Thomas e "Death shall have no dominion" e "Do not go gentle into the night" e gli occhi lucidi di un irlandese con una pinta di Guinness in mano. Ieri, i reel e le voci che si riconcorrono di due donne in una vecchia balland d'Irlanda. Ieri, la città trasformata per un attimo in una Galway battuta dal vento, bicicletta in salita, pioggia a rivoli giù per la schiena. Ieri. Poetry makes nothing happen. Niente. Nulla. Sono nulla i capelli dritti e le lacrime?

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