My Hero: John Keats

Sono circa a metà della voluminosa biografia di John Keats scritta da Andrew Motion. Dire che si tratta di un'opera dettagliata è fare un torto all'enorme lavoro di ricerca che giace al fondo del volume. Di quasi ogni singola figura che comparve nella breve vita del poeta veniamo a conoscenza di particolari e informazioni che, messi insieme, contribuiscono, a rendere estremamente vivido il background su cui agisce il protagonista. Come ogni biografia che si rispetti, il volume oltre alla persona ne racconta e analizza l'opera (in modo qui ancora più approfondito se si considera che Andrew Motion è poeta lui stesso - penultimo Poet Laureate, prima della recente "elezione" di Carol Ann Duffy) e soprattutto il contesto. Molto è stato scritto su Keats, di recente la Campion ha tratto un film dalla sua storia d'amore con Fanny Brawne, ogni volta segnalando il carattere prismatico della letteratura prodotta dal poeta, della capacità di clonare un Keats ogni volta diverso e sempre molto simile al proprio interlocutore di turno. La stessa cosa non mi pare si possa dire del volume di Motion che anzi, ci restituisce l'immagine di un vero "romantico", combattente e combattivo, sempre schierato contro ogni forma di assolutismo, pugnace e diretto, piegato solo dalla malattia che l'uccise giovanissimo. Byron, Shelley, Wordsworth e Coleridge (quest'ultimo solo in modo molto tangenziale) non ne escono particolarmente bene: sbruffone e donnaiolo il primo, snob e vanitoso il secondo, ingessato nella propria sterile maturità il terzo, ingabbiato in un conservatorismo che non gli rende onore l'ultimo, sono solo pallide ombre se paragonate, ad esempio, a un William Hazlitt, saggista e oratore sempre originale, vera anima pensante del romanticismo inglese. Il quadro dell'epoca a cavallo tra fine settecento e prima parte dell'ottocento della società inglese è stupefacente. Tra liberi pensatori che fondando scuole nei quartieri poveri, riviste come l'Examiner che sbeffeggiano apertamente la chiesa e la monarchia, uomini disposti al carcere pur di difendere la propria libertà di espressione (vedi Leigh Hunt), rivoluzione completa e assoluta nel modo di fare letteratura, ma anche di recitare a teatro e nella formulazione di nuovi modelli pittorici, emerge il quadro di una società fluida, in movimento, per certi versi ancora legata ai rigidi protocolli settecenteschi per altri ormai sovvertita al proprio interno da un'entropia di idee che l'avrebbe condotta verso una nuova era.

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