Blasfemo

That is no country for old men. The young
In one another’s arms, birds in the trees,
- those dying generations – at their song,
the salmon-falls, the mackerel-crowded seas,
fish, flesh, or fowl, commend all summer long
whatever is begotten, born and dies.
Caught in that sensual music all neglect
Monuments of unageing intellect.

Si tratta della prima stanza delle celeberrima Sailing to Byzantium di W.B. Yeats. La si può leggere nell’altrettanto celebre traduzione di L. Traverso.

Per i vecchi non è questo paese;
i giovani abbracciati, tra le piante
gli uccelli in canto – stirpi moribonde –
frotte di sgombri, tuffi di salmoni
nel mare, carne pesce o caccia loda
l’intera estate quanto nasce e muore.
Travolti in questa musica dei sensi
Non curano le glorie d’altri tempi.

La palla a F. Buffoni nell’introduzione al volume edito da Passigli. “Esemplifichiamo come il traduttore ha proceduto tecnicamente sul verso yeatsiano. Se era inevitabile la preferenza da parte di Traverso per l’endecasillabo della nostra tradizione, non è affatto asettico l’uso che egli ne fa. Si potrebbe quasi affermare che Traverso interpreta l’endecasillabo – in certi passaggi anche con estrema disinvoltura – tanto da non farlo affatto percepire come una gabbia all’interno della quale un superiore regolamento impone di restare, bensì un argine, al cui interno a tratti ci si può anche rattrappire o espandere: l’importante è essere consapevoli della necessità dell’esistenza di un argine.” Ed è tutto verissimo come, e mi pare altrettanto vero, questa aria un po’ stantia e da stanza da tempo non areata che (non) circola in questa prima strofa. Due i punti su cui si incaglia l’orecchio: il loda del quinto verso e le stirpi moribonde due versi sopra. Il primo in posizione sospetta in finale di verso (per stare dentro la gabbia dell’endecasillabo), il secondo mi pare piuttosto lontano dal più semplice dying generations dell’originale. C’è qui quell’effetto aulico ricercato con costanza, sembra dire ‘questa è grande poesia’ e occorrono grandi parole perché il lettore lo percepisca. Per carità, Traverso non si discute, il talento qui viaggia a mille ma vale anche per il “paese di traduzione” quanto scrive Yeats nel primo verso: Questo non è un paese per vecchi – ovvero della necessità di rinnovare continuamente le traduzioni.

Questi versi sono scritti su una lettera battuta a macchina. La ricevo una mattina di marzo del 1991. La busta con il contorno rosso e blu della posta aerea scivola sul pavimento di una casa bianca e fredda al 14 di Whitestrand, Galway. Il mittente è il mio medico di famiglia, medico ma anche insigne studioso di lingue perdute, autore di articoli sull’etrusco che, potrei sbagliarmi, nessuno o quasi ha mai letto. Uno di quei medici di famiglia come non ne esistono più; mattina per i pazienti, breve pranzo, partenza il pomeriggio per le visite, breve cena, visite ai pazienti sino a circa le 22.30 della sera. Visite che potevano durare anche quarantacinque minuti. Passati, nel mio caso, a parlare di poesia, libri, qualche raro malanno. Dopo le 22.30 e sino a quasi verso le due, il medico si spegneva e si accendeva il linguista. Ricordo la grande stanza della grande villa buia e silenziosa in cui mi spiegava, cercava di spiegarmi, il valore della storia delle parole. Quelle parole che spesso usiamo in modo banale, senza fermarci un secondo a pensare, si portano dietro la loro storia nel breve volgere di un mezzo respiro. Stavo a ascoltarlo e spesso non capivo. In quella lettera mi chiedeva di alcuni volumi che avrei dovuto rintracciare nella biblioteca di quella piccola cittadina irlandese in cui mi trovavo a vivere per motivi di studio, volumi in inglese su una qualche iscrizione su chissà quale pezzetto di marmo. Parole, mezzi respiri, storie antichissime. Gesti consueti di cui potresti tracciare la storia sino a quando non si va a perdere in un punto buio e troppo lontano. La chiusa di quella lettera, però, la capii benissimo. Diceva: “la poesia è l’unica possibilità religiosa che ci è rimasta.” In lui parlava il vecchio che si rivolge al giovane per consegnarli qualcosa di prezioso: parole, mezzi respiri.

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