McEwan vs. Arnold

Siamo verso la fine di Saturday, romanzo di Ian McEwan uscito in Inghilterra nel 2005. La tranquilla e agiata vita di Henry Perowne, neurochirurgo, viene sconvolta da una serie di eventi che si svolgono a Londra il 15 febbraio 2003, giorno della grande manifestazione pacifista contro la guerra in Iraq. Nella bella casa di Fitzrovia in cui abita è da poco arrivata dopo un periodo di tempo passato all’estero la figlia Daisy; porta con sé la scapigliata freschezza dei suoi vent’anni e le bozze di un libro di poesie che sta per essere pubblicato. Il suo idealismo farcito di letteratura contrasta con il sano pragmatismo del padre non esente da quel certo scetticismo che viene all’uomo che un po’ di vita l’ha attraversata. Il campanello della casa suona (sono presenti il fratello di Daisy, Theo, la mamma, il nonno – poeta anche lui – lo stesso Perowne) e l’atmosfera passa dall’idillio all’incubo. Tre disperati con i quali il padre aveva avuto un alterco per un banale incidente la mattina si presentano per saldare i conti. Costringono la figlia a spogliarsi e a recitare una poesia in uno dei momenti più crudi del libro. E Daisy, invece di declamare i propri versi opta per: “The sea is calm tonight. / The tide is full, the moon lies fair / upon the straits; - si tratta di Dover Beach la lirica più celebre di Matthew Arnold. Come scrive Marucci “La popolarità di Arnold si dovette solo in minima parte alla sua poesia che, spesso, risonante di echi filosofici e gnomici, tacque completamente negli anni sessanta, per fare posto a un’attività quasi esclusivamente di saggista.” Il miracolo si compie anche dentro alla precisione adamantina della prosa di McEwan. Il finale della lirica in cui il dialogo tra un uomo e l’amata (?) si conclude con:

Ah, love, let us be true
To one another! For the world, which seems
To lie before us like a land of dreams,
So various, so beatiful, so new,
Hath really neither joy, nor love, nor light,
Nor certitude, nor peace, nor help for pain;
And we are here as on a darkling plain
Swept with confused alarms of struggle and fight
Where ignorant armies clash by night.”

Nella traduzione di E. Bazzotto

Amore mio siamo tra noi sinceri!
Ché il mondo aperto al nostro sguardo
come un paese di sogni,
ricco, meraviglioso e nuovo,
non offre gioia, amore, luce,
né certezze, né pace, né conforto dal dolore.
Noi stiamo qui su questa piana scura,
straziati da confusi allarmi di battaglie e ritirate,
dove eserciti ignari si scontrano di notte.

Sembra di sentire il rumore di fondo di una città confusa e impaurita. Il periodo vittoriano in cui scriveva Arnold fu anche questo: l’ultima e forse definitiva spallata data all’idea di un mondo certo e stabile. Non è un caso che un altro grande vittoriano come Darwin sia citato tra le letture che la figlia Daisy assegna al padre in vista di una sua possibile educazione letteraria. La Londra di metà ottocento si sovrappone allora a quella del secondo millennio. I confusi allarmi di battaglie e ritirate arrivano dai telegiornali e non sono più scanditi in rime eleganti da Mr. Arnold, ispettore scolastico per conto della regina. Ma, come dicevo, il miracolo si compie e saranno proprio le meste profezie frammiste a ‘eterne note di tristezza’ a fare compiere alla narrazione il primo passo verso uno scioglimento positivo. In fondo:

Calmo è il mare stanotte,
alta la marea, la luna posa chiara
sullo stretto.

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