London, day one

Salutati dal consueto perepepé dopato della Ryanair, atterriamo a Stansted in tarda mattinata. Poi la solita lunga camminata per corridoi con la moquette, il vetro che divide chi parte da chia arriva. Stansted express verso Liverpool Street e dopo qualche campo, mucca, cavallo, percore sparse, arrivano le prima case della periferia londinese. Case in sequenza, di cui immagino gli interni, l'ingresso con la scala davanti la sala sulla sinistra, la cucina in fondo con la porta sul retro aperta su un riquadro di giardino. Quando vedo quelle case, i mattoni rosso scuro, le finestre senza tapparelle, le tende, sono a Londra. Posso tirare il fiato dentro a una città di cui non mi stancherò mai perché ne conosco gli odori, la puzza dei vicoli, il fritto dei takeaway, il sapore acre che ti stringe gola e palato quando scendi negli inferi della metropolitana. Lo sferragliare dei treni, la voce fuori campo che ripete come in un rosario i nomi delle stazioni, i consueti avvisi, le pagine dei giornali che sfrigolano sotto le dita dei pendolari, lo sguardo perso dentro a una pubblicità dei ragazzi con le cuffie nelle orecchie. Sono cresciuto anche a barrette cadbury's e mars nelle mie estati del liceo quando camminare per queste strade significava libertà senza confini, scelta, ogni angolo una sorpresa, ogni dettaglio un'intermittenza del cuore. Perché ci sono milioni di ricordi affastellati sulle pietre di Whitehall, dietro le curve di Charing Cross, sull'acciottolato di Bricklane. Ci sono gli occhi affondati nelle orbite di gente che dorme negli androni dei negozi, ci sono ancora gli ultimi punk che chiedono qualche sterlina per fotografargli la cresta, le mani di una guida alla Tate Modern dove scopro Rothko, i brufoli sulla faccia dell'avvocato che mi dice di seguirlo verso l'Old Bailey. Day one è sempre un milione di fotogrammi sparati tra i neuroni alla velocità della luce, una combinazione di percezioni che toccano lingua e cervello, orecchie e polpastrelli. Poi la metropolitana sino a Bayswater, la spesa da Tesco, Hamley's in Regent Street e il delirio del'Apple Store. Franci compra i Lego Star Wars, l'Oyster to be topped up. Da domani si ricomincia a girare. Da domani, però, perché ora è tempo di chiudere gli occhi dentro al cuore della metropoli.

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