Crime fiction and post london blues

Ho attaccato Heaven's Prisoners di J.L. Burke ripromettendomi di terminare la quadrilogia di Peace (mi mancano 1980 e 1983) e un Crumley in Italiano che ho preso perché Einaudi ha il 25% di sconto. Poi per un po' basta anche se W. mi ha pescato un paio di JLB a un quid in qualche Oxfam del Galles e dunque la tentazione sarà forte. Burke scrive benissimo, ha un talento raffinato per il paesaggio e, come già scritto, il bayou country dalle parti di New Orleans, non ha segreti per lui. Sono quadri perfetti fatti di stese di blu intenso che si alternano a improvvise nuvolaglie raggrinzite di grigio, l'umore dell'acqua dei fiumi che scorre e ristagna a seconda del maggiore o minore scorrere di evoluzione creatrice tra i propri gorghi. I pesci, la pesca, le esche verminose che puzzano dai secchi, le cime delle chiatte, i pecan trees che afferrano il vento per rilasciarlo in forma di canto. Uno come Constable, lasciati carretti, asinelli e cottage ci sarebbe andato a nozze. O forse no, qui la natura sembra meno addomesticata e allora Turner avrebbe fatto esplodere la sua tavolozza in un guazzabuglio di macchie e colori tra il verde, il blu e il grigio. Non so se sia la lingua originale, ma di Burke ho letto anche in traduzione, mi sembra che l'innesto della letteratura di genere su un quadro più ampio che coinvolge faccende personali (la vita sentimentale di Robicheaux, ad esempio), il paesaggio urbano lungo le vie di New Orleans zeppe di turisti che non s'accorgono o fanno finta di non accorgersi dei loschi traffici che girano loro intorno dentro quel folle meticciato di cajun, francese e inglese biascicati da figli di figli di schiavi che hanno lavorato nelle piantagioni, mafiosi locali senza scrupoli, prostitute strafatte di speed, coca, ogni possibile intruglio alcolico funzionino alla grande. Robicheaux sino a ora regge senza bere un goccio dopo essere passato dagli AA (leggi alcolisti anonimi) e va avanti a Dr. Pepper con ghiaccio e una manciata di quelle che dovrebbero assomigliare alle nostre amarene Fabbri. A Londra mi sono preso una bottiglia di Dr. Pepper per assaggiarla: dolcissima, sa di frutti di bosco (aromi di frutti di bosco), ma contiene anche caffeina (perché, se non ho letto male l'etichetta, è prodotto dalla Coca-Cola). Ho letto anche il primo capitolo del nuovo libro di prosa di Magrelli di cui mi ha parlato Jamie a Oxford. Si tratta di un testo costruito in modo interessante a partire da un sonetto molto celebre di Baudelaire "Recueillement" (un testo che per uno studente francese potrebbe suonare "tristemente" famoso perché straspiegato da qualche insegnante di lettere a scuola un po' come da noi L'Infinito di Leopardi o "La PIoggia nel Pineto") del quale Magrelli intercetta segnali di propagazione, irradiamento mi sembra sia la parola che usa lui in testi molto diversi tra loro della letteratura francese da Prevost a Michaux sino a Houllebecq. Cercherò di superare il mio difficile rapporto con la letteratura francese ( con quasi tutti tranne Flaubert, Stendhal, Balzac, Proust, Rimbaud, Baudelaire appunto, Camus, Sartre e pochi altri) e procedere con la lettura. Allons enfants de la patrie...

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