Non a capo VIII / A mio padre III

Studenti sfacciati - ti chiamavano sguincio: me lo confidasti un pomeriggio tardo d'afa e di ora sopite meraviglie. Sguincio, improvvido lessico troppo forbito, ti si appiccicò addosso come un rampicante tra i mattoni lungo il muro della ferrovia. Cementò una punta di durezza - un trascorso dolore - un dissapore certo cui non volesti mai sfuggire. Mi salva un arancione di albicocche tra il verde delle foglie, una pietra sbocciardata.

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