Sereni - Petrarca - Heaney

Nel corso di una conversazione su Petrarca tenuta a Lugano nel 1974 e poi edita da Neri Pozza con il titolo, "Petrarca, nella sua finzione la verità" Sereni afferma: "Non appena un'opera, grande o piccola che sia, prende corpo davanti al suo responsabile e fino a quando questi serbi l'illusione di un'udienza o di un destinatario, o di un interlocutore, non è raro che un colloquio s'instauri invece e si svolga tra autore e opera stessa. Dire colloquio è abbastanza improprio, ma non poi tanto. Nell'opera, in tali casi, l'autore si vede più a fondo, vorrei dire, e con maggiore continuità, o crede di vedersi meglio di quanto non gli riesca vivendo: la interroga e ne ottiene risposte, labili e incomplete fin che si vuole, ma pur sempre risposte." Mi pare che molta della poesia dell'ultimo Heaney agisca in questo mondo interrogando attraverso la poesia di oggi anche la propria poesia di un tempo. Di qui il continuo ritorno, le auto-citazioni, i "second-thoughts" di cui parla la Vendler.

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