Di varia natura

Quel tuo esitare, tentennare sulla leva del cambio mentre mi accompagni, una delle ultime volte, alla stazione. L'insofferenza tra un gesto e l'altro, i tempi sbagliati, il motore fuori giri. La vecchia Ritmo Targa Oro pareva un cavallo imbizzarrito. La ritrovo a Feltre buttata in un prato accanto a un canale.

Sever

L'assenza di Dio mi fu comunicata un giorno, subito dopo pranzo. Sbigottito corsi a sdraiarmi lungo il corridoio, accanto al termosifone. Di tanto in tanto mi torna in mente, il prete che mi inculca la cenere sulla fronte, le lamiere contorte in una foto sulla cronaca locale.

Pioviggina e fa freddo tra via dell'Inferno e via dei Giudei. Scommetti sul campionato danese e mi dici che Carver aveva ragione: parlava di ricominciare da capo. Sei tornato a vivere da tue madre per sollevarti dalle questioni materiali, B. era un bravo poeta ma si faceva molto i cazzi suoi. Ti ho visto alla cassa, il ventre sporgente, gli occhiali sul naso. Battevi scontrini e pensavi a Robert Frost. La poesia è cosa tua, nessuno potrà portarsela via.

Una disattenzione, lo sai, ti ucciderà. Alla fine. Adesso però la pupilla vivida ruota sul monitor nella stanza dell'oculista, globo terraqueo su cui appoggia fluorescina e lenticole in vapori di cristallo. Cerca il punto di contatto, quello che non sfreghi contro il male che spunta. Forse ci riuscirà, forse occorrerà correggerne la curvatura.

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